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“Un noir fermo nel tempo e nello spazio": La Contemplazione di Edgar Borges

'La contemplazione', che di fatto è un noir, sembra una partita a scacchi: è il lettore a dover riunire e mettere in relazione le singole pedine, ricongiungere visioni che fingono di essere scollegate nel mare di voci narrative per lo più scritte

E’ stato presentata al Cervantes “La contemplazione”, l’ultima fatica letteraria Edgar Borges, che fonde numerosi generi letterari. Si tratta della prima traduzione di un romanzo dello scrittore venezuelano in italiano. Con lui, il traduttore Gianfranco Pecchinenda, sociologo e scrittore napoletano, Sergio Brancato, professore di Sociologia dell’industria culturale dell’Università Federico II, e Paola Gorla, Associato di Lingua e Linguistica spagnola all’Università Orientale di Napoli. Il volume, insignito del Primo Premio Internacional de Novela Albert Camus ed edito in Italia da Lavieri Edizioni, racconta il viaggio di un individuo – un uomo, forse una donna – diretto verso una fantomatica Calle 11 alla ricerca dell’amato. Sullo sfondo omicidi ai danni di immigrati, omosessuali ed emarginati, indagini della polizia e una serie di scritti che narrano senza che l’azione inizi mai realmente.

“Il tema del doppio – ha spiegato Pecchinenda – pervade tutto il volume, i cui capitoli sono tutti divisi in due sezioni, “Transito” e “Lettura”. Sogno/realtà, maschile/femminile, vero/falso: allo stesso tempo, la letteratura ci disegna come esseri intermedi, abitanti di un’ambiguità che non va necessariamente svelata. Come dice Borges, la letteratura, per esistere, non deve chiedere il permesso alla realtà”. “Direi che Edgar Borges, chiamandosi così, non poteva fare altro nella vita: con il nome del grande Allan Poe e il cognome dell’argentino Jorge Luis, il suo destino era segnato – ha commentato Brancato. Destino che rappresenta una forte componente del libro, che poco ha a che fare un genere letterario preciso. Il volume è un continuo gioco di sguardi che ricordano ‘La finestra sul cortile’ di Hitchcock e un filo che collega il lavoro di Allan Poe sui generi e la parabola della letteratura moderna tracciata da Jorge Luis Borges. Il romanzo di Edgar Borges ci ricorda ancora una volta quanto stia mutando la condizione umana: è la realtà a essere debitrice alla letteratura, non viceversa”. “Edgar Borges è erede di due filoni – ha precisato Paola Gorla -, quello del realismo magico ispano-americano e anche quello del gioco del labirinto.

‘La contemplazione’, che di fatto è un noir, sembra una partita a scacchi: è il lettore a dover riunire e mettere in relazione le singole pedine, ricongiungere visioni che fingono di essere scollegate nel mare di voci narrative per lo più scritte. E’ un viaggio, ma incredibilmente non c’è movimento, le azioni sono sostituite da sguardi che guardano la stessa cosa, mentre la città, man mano che viene descritta e delineata, diventa sempre meno una città specifica”. Edgar Borges, per la prima volta a Napoli, ha risposto a lungo alle domande del pubblico ricordando quanto la letteratura debba essere “una pietra nella scarpa della realtà”.

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