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Morte di un teatro, la lettera d'addio del Sancarluccio

Appare imminente e inevitabile la chiusura per problemi economici di uno dei teatri storici di Napoli, il Sancarluccio, che dal 1972 ha visto calcare il proprio palcoscenico da grandissimi attori

Appare ormai imminente e a quanto pare inevitabile la chiusura per problemi economici di uno dei teatri storici di Napoli, il Sancarluccio, che dal 1972, anno di inaugurazione, ha visto calcare il proprio palcoscenico da attori del calibro di: Roberto Benigni, Massimo Troisi, Toni Servillo, Silvio Orlando, Leopoldo Mastelloni, Lello Arena, Enzo De Caro, Annibale Ruccello, Enzo Moscato, Vincenzo Salemme, Francesco Paolantoni,Peppe Lanzetta, Luigi Lo Cascio, Marisa Laurito, Lucia Cassini.

Riportiamo la lettera che i gestori del teatro hanno deciso di indirizzare ai propri sostenitori, in vista dell'ultimo spettacolo probabilmente in programma prima dell'addio...   

“Cari amici, sabato 8 Giugno 2013 alle 21.00 vogliamo salutare tutti (gli Angeli, gli Amici e chi anche solo con il pensiero ci è stato vicino) con una replica straordinaria di Un The alla Napoletana:pomeriggio in casa Hamilton, lo spettacolo/concerto prodotto da Area Arte e da Le Musiche da Camera – che ormai da anni si occupano della programmazione musicale del Sancarluccio. Il concerto-spettacolo incrocia due piani narrativi, quello di Charles Burney nel suo “Viaggio musicale in Italia” e quello di Enzo Striano nel suo romanzo “Il resto di niente”, attraverso la drammaturgia creata da Egidio Mastrominico, riporta il pubblico indietro nel tempo, in uno scorcio cruciale del secondo Settecento napoletano. La cronaca del musicologo Burney, che racconta la Napoli ancora grande capitale europea della musica e dell’arte, e la drammatica vicenda di Eleonora Pimentel Fonseca, filtrata attraverso la prosa suggestiva di Striano, sono chiamate in causa per costruire un filo lungo il quale si alternano immagini e suoni del tempo. Il dialogo fra le due voci recitanti, messe in gioco in un contrasto significativo, si snoda sullo sfondo di documenti visivi e riferimenti artistici, e viene ad intrecciarsi ad un co-testo musicale che disegna una trama di arie buffe e di brani strumentali, la maggior parte dei quali furono ascoltati dal Burney nel suo soggiorno napoletano, concepiti per i più diversi organici, brani in gran parte inediti o di rarissima esecuzione, secondo una cifra che caratterizza da tempo il percorso di ricerca dell’Ensemble Le Musiche da Camera. Nell’essenziale messinscena, il palcoscenico stilizzato dove trionfa la musica dell’epoca si trasforma attraverso impercettibili passaggi nel patibolo della repubblica del ’99;le due dimensioni sono assurdamente compresenti, due volti di Napoli che si parlano senza comprendersi come una creatura mitologica bicefala. Se è difficile il giudizio sulla storia, ancor più lo è sul presente… Ancora un altro omaggio coraggioso e doveroso alla cultura napoletana del settecento e questa volta al Sancarluccio e al suo pubblico di coraggiosi. A voi che potevate e non avete voluto: non aiuto, ma almeno un grazie o una partecipazione di curiosità ad uno spettacolo fra i tanti…”

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